Quantità disponibile: Disponibile


Contattaci

Sull’analogia fra donne e fiori s’è fatta un’epoca di storia della letteratura. Graziose, pure e inarrivabili come candidi boccioli e delicate peonie, sensuali come rose scarlatte dalle mille spine, le più celebri “amate” via prosa e poesia sono state descritte così, in sembianze fiorite. Ragazze tanto “ornate e gentili” da far girare la testa ai maestri della parola scritta, che, incapaci anche solo di rivolgere loro un saluto, si sono inventati il più romantico dei topos letterari per poterle, almeno a parole, “laudare”. Bene, dal Dolce Stil Novo al jet set, l’iconografia della donna fiore intesa come massima bellezza umana possibile ed immaginabile non solo conserva intatto il suo poetico fascino, ma anzi, si è fatta codice di stile: chi “La” più bella vuole apparire, di fiori si adorni. Specie in occasioni speciali, formali, eleganti.


Un esempio? Gli spalti del recente Royal Ascot, blasonato concorso ippico che dal 1711 raduna a due passi dal castello di Windsor la creme dell’aristocrazia: Kate Middleton si è distinta dalle ospiti per la perfezione dell’abbinamento delle centifolie carta da zucchero al cappello d’ordinanza. E così sui red carpet, da Cannes al MET Gala: giovani attrici e it-girl rispolverano chiome botticelliane, tra coroncine o fiori recisi e appuntati qua e là, per distinguersi subito dalle altre.


Ma il mantra #putaflowerinyourhair non risparmia nemmeno le passerelle: da Rodarte, la hairstylist Odile Gilbert che ha appuntato cascate di fiori e rose fresche fra i capelli a onde spettinate e increspate, in un look da favola. Da Dolce e Gabbana, i look si completano con opulenti copricapi di rose e boccioli. E già con un occhio al prossimo inverno, da Chanel, l’hairstylist Sam McKnight appunta i capelli in semi raccolti con una camelia.

C’è chi opta per un unico grande fiore come Sarah Jessica Parker, chi vere coroncine, come le giovani Lucy Boynton e Emma Roberts al MET Gala 2019, e chi trasforma le lunghezze dei capelli in veri “bouquet-vivant”, ispirandosi all’iconografia che va dalla Venere del Botticelli a Frida Kahlo.


Il fiore, d’altronde, è vanità e fugacità. Va saputo non solo indossare ma cogliere al volo, come i flash. E come i “like”, moderne laudi virtuali alla bellezza.